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Museo

Rassegna Stampa
Introduzione di Vittorio Zanella
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Immagini del Museo

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LA REALIZZAZIONE DI UN SOGNO


Presentazione di Vittorio Zanella e Rita Pasqualini del libro "Il museo dei burattini"


Non è semplice descrivere in qualche pagina di introduzione quella che dovrebbe e vorrebbe essere la presentazione di quasi 1.300 fra burattini, marionette, pupi, scenografie ed oggetti di scena raccolti in una ventina di anni, come non è semplice esprimere la soddisfazione di poter esporre e presentare al pubblico in modo permanente queste testimonianze del teatro in miniatura, capaci ancor oggi di far sognare grandi e piccini.
Il nostro intento, tramite questo catalogo che contiene notizie sui principali marionettisti e burattinai che hanno contribuito ad arricchire la storia del teatro, e che mette in risalto con le foto solo alcuni fra i "pezzi" più belli della collezione, è quello di dare al lettore, anche neofita, una panoramica d'assieme, seppur incompleta (per mancanza di spazio) del teatro dei burattini e delle marionette.
Il bisogno di animare oggetti e simulacri è già presente nei popoli primitivi che oggettivizzavano i valori del bene e nel male in feticci sacri.
Nell'antica Grecia i sacerdoti erano animatori non visti che sfruttavano la tecnica dell'animazione di rudimentali marionette per accrescere la devozione e il timore religioso del popolo, anche tramite la creazione di cunicoli cavernosi all'interno dei templi che rendevano altisonanti le voci dei Sacerdoti.
La marionetta nasce quindi, fun dalle sue origini, come simbolo di potere, carattere che manterrà nel tempo, anche quando, persa la funzione religiosa, la troveremo nel 1700 alle corti aristocratiche, puramente come fonte di divertimento.
In contrapposizione, il burattinaio nasce come "giornalista del popolo"; attraverso la sua satira, quando i media non esistevano, i burattinai con i loro strumenti di lavoro raccontavano e commentavano di piazza in piazza le cronache del tempo.
Anche a livello strutturale si nota la completa diversità fra marionette e burattini: le prime il più possibile somiglianti all'uomo (con le membra maschiettate, come dice il Lippi), con i fili invisibili che le fanno muovere; i secondi sproporzionati, quasi idrocefali direttamente animati dal burattinaio quasi a diventare un suo prolungamento.
I burattini in genere evidenziano e rappresentano i vari caratteri e difetti umani, strettamente collegati alla cultura popolare contadina.
Anche nell'etimologia del nome si conferma questo legame: burattino deriva da <i>buratto</i>, la stoffa grezza che veniva usata come setaccio, cioè per 'burattare' o 'abburattare', separare col buttarello la farina dalla crusca.
È una grande gioia per noi, ancora giovani, vedere realizzato quello che fino a pochi mesi fa sembrava solo un sogno, un'utopia.
In questi vent'anni di attività abbiamo fortemente creduto in questa scelta di vita in favore del pubblico e della collettività, e siamo stati premiati da chi maggiormente ha creduto in noi, riconoscendoci questa importante possibilità.
È nostra intenzione, condivisa dal Comune di Budrio, di non considerare questo museo come reliquiario di oggetti appartenuti al passato, ma renderlo vivo e multiforme attraverso rotazioni di materiali esposti, monografie, ospitalità di altre collezioni private e non, e affiancando l'attività museale a quella laboratoriale e teatrale, già ben radicata nel territorio.
Non tutte le informazioni storiche riguardo ai pezzi presenti nel catalogo sono state simultaneamente avvalorate da esperti del settore e addetti ai lavori; essendo il materiale in alcuni casi molto antico e comunque strettamente collegato alla cultura popolare, non sempre abbiamo trovato fonti scritte di ciò che abitualmente si tramandava oralmente, per cui in alcuni casi si parla di attribuzioni.
Ci auguriamo di aver fatto il lavoro migliore dal punto di vista storico per quanto riguarda i costumi dei personaggi, specialmente dei più antichi, qualcuno nel corso del tempo è stato rimaneggiato in alcune sue parti, e anche questo fa parte della vita e dello spessore del personaggio che ha continuato negli anni la sua attività.
È comunque un grande piacere per noi poter regalare, anche solo per il tempo breve di una visita al Museo, o della durata di uno spettacolo, piccoli momenti di gioia, di ritorno all'infanzia, di poter arricchire con messaggi visivi e parlati l'interiorità di chi segue la nostra attività di burattinai e collezionisti, leggere il sorriso negli occhi e sulle labbra della gente.
Vorremmo aggiungere qui il saluto di un carissimo amico, Gimmi Ferrari, discendente da un illustre famiglia di burattinai: "Ho conosciuto Vittorio Zanella e Rita Pasqualini diverso tempo fa e subito, fra di noi, è nata una amicizia e una stima reciproca, ma soprattutto ci ha legato la grande passione e l'immenso amore che abbiamo per il teatro di animazione.
Da allora le collaborazioni, le ricerche storiche, le animate discussioni, i punti di vista e i pareri personali non si contano più e l'amicizia si è sempre più cementata.
Ora i miei amici aprono addirittura un Museo: questo non può che rendermi felice e farmi dire con grazia smisurata "Bravi, bravi, bravi".
Sono persone come loro che portano avanti questa forma di teatro che ha una atavica storia, ed è proprio per raccontare questa storia che Vittorio si è accollato questa pesante responsabilità: tramandarla ai posteri.
Il cammino sarà lungo, travagliato e ricco di sacrifici ma con la volontà che anima questi straordinari personaggi non v'è dubbio che riescano nel loro intento.
I miei complimenti, ragazzi!
I burattini dei Ferrari Gimmi"


       
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