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ATTORI DALLA TESTA DI LEGNO

"Ridendo castigat mores" (condanna i costumi con il riso). Così recitava il fontone della "baracca" dei burattini con la quale il bolognese Augusto Galli girava di piazza in piazza con i suoi spettacoli. "E questo motto - come nota Vittorio Zanella, direttore del Museo dei Burattini di Budrio" - è una sintesi del carattere del teatro dei burattini. Mentre la marionetta è costruita ad imitazione dell'uomo e questa sua aderenza non lascia il necessario spazio per la satira, il burattino, con la sua testa enorme su di un corpo sproporzionato, opera una dissacrazione della natura umana, enfatizzandone vizi e virtù , in una sorta di specchio deformante". La storia di Vittorio Zanella è plasmata da una intensa passione sbocciata per caso assistendo ad uno spettacolo di burattini e riconoscendovi distintamente la propria strada. Zanella è oggi un affermato burattinaio, marionettista e ombrista, conosciuto e apprezzato da bambini e genitore in Italia e all'estero. Insieme alla moglie Rita Pasqualini, anche lei burattinaia, si dedica con fervore ad una sprimentazione che fa della tradizione il proprio punto di partenza. "Nel 1982 ho fondato a Castenaso il Teatrino dell'Es - racconta Zanella - l'Es indica l'inconscio, la fantasia e i desideri: attraverso gli spettacoli dei burattini cerchiamo di educare i bambini a realizzare i propri sogni e ad esorcizzare le proprie paure". La compagnia, spesso in giro per il mondo è impegnata anche nella costruzione e nel restauro di burattini e nella realizzazione di laboratori didattici. Da tre anni, inoltre, il Teatrino dell'Es sta curando per conto dell'Asl Bologna nord un corso che permetterà ad alcune persone, seguite dal servizio di igiene mentale, di conseguire il diploma di burattinaio.

L'amore per l'universo del teatro d'animazione ha spinto Zanella a dedicarsi attivamente anche al recupero e alla valorizzazione di un patrimonio storico profondamente radicato nella cultura del nostro paese. In vent'anni di ricerca, acquisizione e catalogazione di burattini, marionette, pupi, scenografie e teatrini giocattolo, i coniugi Zanella-Pasqualini sono approdati ad una collezione che, con i suoi 1.800 esemplari e 33.000 documenti è fra le più importanti del mondo. In particolare spiccano l'Amleto, marionetta del 1667, appartenuta a Pietro Resoniero e il Carlo Magno Imperatore di Detelin risalente al 1570.

La grande tradizione italiana si dispiega attraverso i numerosi esemplari di Augusto Galli, i raffinati burattini di Emilio Frabboni, le marionette ottocentesche dei Colla, i pupi siciliani del '900 e i lasciti delle grandi dinastie come i Preti Pederzani o i Rimini Compogalliani. Questa ricca collezione ha trovato uno spazio espositivo nella Casina del '400 a Budrio, dove nel 2000 è sorto il Museo dei Burattini.

"Nella Casina del '400 possono essere esposti fino a 200 pezzi - spiega Zanella - ma quando siamo invitati a partecipare alle mostre cerchiamo di presentare l'intera collezione, come è avvenuto recentemente a Tolosa, dove siamo stati chiamati quali rappresentanti per l'Italia dall'Unima, l'associazione che riunisce tutti burattinai del mondo.

Il mio sogno - prosegue Zanella - è quello di fondare un'università della marionetta come ne esistono a Charleville-Mezieres, Praga e Barcellona, prechè il museo conserva quasi tutto il materiale storiografico e librario sulle famiglie di burattinai, marionettisti e pupari italiani". Il museo dei burattini sorge di fianco al Teatro Consorziale dove da 15 anni la coppia cura la direzione artistica di "Burattinando a Budrio", che negli ultimi anni, si è estesa ad altri comuni dando vita a "Burattinando in Provincia". "Mentre la marionetta essendo mossa dall'altro è costretta a sottostare alla legge di gravità - dice ancora Zanella - il burattino è un'idea, un'estensione del burattinaio che, come un attore timido, la anima". E l'anima, insieme alle idee, alla fantasia e alla manualità, Vittorio Zanella la mette al servizio di questo mestire dal saproe antico, rinnovando l'antica tradizione.

Articolo di: Barbara Tucci

Tratto da: "Portici", Anno VI - N. 1 - Febbraio 2002




       
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