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Corriere del Ticino

Corriere del Ticino - Svizzera Italiana, 28.09.2000

Teatro a Lugano Sul palco marionette storiche e contemporanee ma anche attori in carne ed ossa. UNA " FAVOLA" CHE PARLA ANCHE DELL'OGGI. Il nuovo spettacolo di Michel Poletti andato in scena ieri all'Aula Magna di Trevano.

Chi decidendo di recarsi nei prossimi giorni a Trevano per assistere a una rappresentazione de La grande favola delle marionette di Michel Poletti, pensasse di trovarsi davanti ad uno spettacolo nell'angusto spazio del boccascena di un qualunque teatrino tradizionale si sbaglierebbe di grosso.
Al di là dell'utilizzazione di marionette storiche (provenienti dalla collezione Zanella/Pasqualini di Budrio) e contemporanee, di burattini, e del teatro delle ombre, la grande favola sfoggia infatti anche una trama che coinvolge attori in carne ed ossa (lo stesso autore e Vittorio Zanella), la cui funzione non è unicamente didattica come si potrebbe credere in un primo momento.
È pur vero che lo scopo principale di Poletti era, in questo caso, di proporci una sorta di storia fantastica dalle origini (o per lo meno dal XVI secolo) ai giorni nostri, prendendo spunto dalla vicenda di una principessa (battezzata, non certo per caso, Marion) che si annoiava a morte nel castello paterno e decide di fuggire trovando poi la felicità tra le fila di una troupe di saltinbanchi.
Una astuzia narrativa che ci permette di ammirare marionette di rara bellezza (dai pupi siciliani a una affascinante Madame Butterfly) e di (ri)scoprire una sequenza del musical rock Romeo e Giulietta realizzato da Poletti esattamente dieci anni fa.
Ma la grande favola ha ambizioni maggiori, non si limita cioè a una sorta di passerella di gala per personaggi di varia origine (dall'Amleto Shakespeariano) a Dracula passando per le maschere della Commedia dell'Arte, tanto per intenderci) ma insinua nella mente dello spettatore (almeno di quello adulto) il dubbio che ancora e soprattutto oggi la marionetta rappresenti una delle metafore più chiare della condizione umana.
Nel corso dello spettacolo infatti ci sono attori che imitano le movenze delle marionette, Pietro Resoniero (il primo che abbia lasciato traccia nella storia) che narra la strana forma di follia che lo ha portato a identificarsi con le proprie creature mentre la fuga di Marion viene paragonata a quella di una marionetta che si disfa dei propri fili e si libra nell'aria come una farfalla.
Lo spettacolo è quindi soprattutto da considerarsi come un omaggio a chi (e tra questi non esserci lo stesso Michel Poletti) ha sognato, e poi messo in scena, un teatro delle marionette libero dagli schemi del passato, in grado di parlare al pubblico di oggi.
"La grande favola delle marionette" di Michel Poletti, regia di Gil Pidoux, musiche Ljubo Majstrovic.
Con Vittorio Zanella e Rita Pasqualini, Gabriella Korell e Michel Poletti.
Co produzione Teatro Antonin Artaud - Teatrino dell'Es.

Articolo di Antonio Mariotti.


       
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