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Burattini a guanto
Burattini a casco
Marionette a vista
Oggetti animati
Ombre cinesi

La Nuova Sardegna


Il banchetto surreale di una bocca di gomma


Martedì 14 luglio 1987

Burattini a guanto e a casco, marionette a vista, oggetti animati e ombre cinesi sono i protagonisti de Il manifesto dei burattini, tutte tecniche, lo spettacolo presentato per tre serate a Cagliari dal Teatrino dell'Es di Bologna. Una serie di numeri a carattere didattico, rivolti prevalentemente ai bambini con un'interessante esplorazione delle numerosissime tecniche di animazione: fra gli altri anche un pezzo tradizionale con Pantalone dè Bisognosi e il suo servo Arlecchino. I due animatori, Vittorio Zanella e Rita Pasqualini, entrano ed escono dalla baracca durante l'intero spettacolo, illustrando e spiegando al pubblico le tecniche adoperate. C'è da ridere, ma anche da riflettere, come nello sketch delle scarpe e del pallone. Un bimbo, simboleggiato da un paio di scarpe da tennis, rompe un vetro con un calcio al pallone. Il padre reagisce gettandogli dalla finestra un secchio d'acqua (dei coriandoli piuttosto contestati dai bambini che volevano l'acqua vera, ma - come ha spiegato Vittorio Zanella - i coriandoli sono l'acqua). Le scarpette da tennis continuano però imperterrite a giocare e finiscono col rompere un altro vetro. Questa volta dalla casa escono fuori dei grossi scarponi che prendono a calci il colpevole. I toni acuti di un violino, il pianto del bimbo per la violenza subita e non compresa, concludono il breve ed efficace spettacolino, rivolto, questa volta, agli adulti presenti. Tra gli oggetti animati, anche una grossa bocca in gommapiuma davanti a una tavola imbandita: dopo aver mangiato il cibo, le tazze, i bicchieri e i piatti, butta giù un colpo solo la mano che la nutre. Le mani di Vittorio Zanella tornano da protagoniste nel numero del carcerato, dove si contorcono con grande destrezza tra le sbarre di una prigione. Dopo le ombre cinesi e la danza dei folletti di Knockgrafton, lo spettacolo si conclude con il numero dell'operaio alla catena di montaggio: il gesto ripetitivo si trasforma rapidamente in una drammatica danza, mentre Vittorio Zanella, uscito dal "castelletto" col suo enorme pupazzo, avanza minaccioso verso il pubblico. Di Paola Ugo


       
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